
Quando il viaggio diventa incontro

Il viaggio in Cambogia è iniziato ancor prima della partenza: attraverso letture, ricerche, domande… e grazie all’incontro con Marilia Albanese, studiosa della civiltà Khmer e autrice della guida I tesori di Angkor.
Una volta sul posto, tutto diventa reale. Ogni parola letta o ascoltata prende forma: colore, odore, suoni, la luce, la terra rossa, le persone.
Viaggiare con Il Nodo Onlus, il suo team locale e la presenza di Luciana Damiani è un’esperienza che nessun tour operator potrebbe offrire.
Visitare i templi di Angkor, immergersi nella straordinaria cultura Khmer, attraversare luoghi della memoria dove il passato è presenza viva, lasciarsi stupire dalle architetture spontanee lungo il Tonle Sap, dai mercati galleggianti e dalle case costruite sull’acqua.
Ma l’impatto più forte si avverte lontano dai percorsi tracciati: nei villaggi dove si insegna l’igiene personale, si costruiscono scuole, si scavano pozzi, e si promuovono salute, dignità e futuro per le comunità locali.
È un viaggio che va oltre l’itinerario: conduce nel cuore della Cambogia più autentica, fatta di piccoli villaggi, strade polverose, persone che vivono e lavorano con dignità.
Solo chi è radicato nel territorio può aprire le porte di queste realtà spesso invisibili, dove la quotidianità si intreccia con la tradizione, e la povertà convive con una ricchezza umana .
È un modo per scoprire la cultura cambogiana non solo attraverso la storia e l’archeologia, ma in modo concreto, partecipato. Un’occasione per entrare in contatto con una realtà difficile da raccontare: quella della Cambogia rurale fatta di ritmi lenti e gesti antichi.
Questa Cambogia, silenziosa e resiliente, ti resta addosso.
È una dimensione lontana dal frastuono delle città caotiche, dai mercati invasi da prodotti a basso costo, da un consumo che spesso dimentica le persone dietro ogni oggetto.
La mia esperienza è proseguita a Phnom Penh, nella Bottega dell’Arte de Il Nodo: un laboratorio di design sociale dove giovani apprendisti imparano un mestiere, si avvicinano con entusiasmo al mondo del progetto e soprattutto iniziano a credere in sé stessi e a immaginare un futuro diverso.
Ragazzi e ragazze curiosi, motivati, con una straordinaria voglia di creare, scoprire.
Vederli lavorare con passione, accompagnati da educatori attenti, è stato emozionante.
Un esempio concreto di come creatività e formazione possano diventare strumenti di riscatto.
Il contatto con gli studenti, l’organizzazione della scuola, la vita quotidiana condivisa sono stati momenti di scambio profondo.
da Irene Ortu, designer

